Malattia infiammatoria pelvica ( PID )


Per malattia infiammatoria pelvica si intende un ampio spettro di patologie infiammatorie delle alte vie genitali femminili, compresa qualsiasi combinazione di endometrite, salpingite, ascesso tubo-ovarico e pelviperitonite.

La malattia infiammatoria pelvica è una flogosi di tipo infettivo che colpisce gli organi pelvici ed in modo particolare l’unità tubo-ovarica.
Ha come agenti eziologici soprattutto; Chlamydia trachomatis ( 45-60% ), N. gonorrhoeae ( 15-20% ).
Gli agenti eziologici possono arrivare a colpire l’unità tubo-ovarica in 3 modi differenti; per via ascendente, attraverso la vagina, i microorganismi risalgono l’utero ed infine raggiungono la tuba, per via linfoematica, i microorganismi presenti in infezioni di altra sede arrivano alla tuba attraverso il circolo, per contiguità, mediante il peritoneo i patogeni presenti in altri organi limitrofi come l’intestino, l’appendice vanno a colonizzare l’unità tubo-ovarica.
Si possono distinguere due tipi di malattia infiammatoria pelvica; la primaria che è la più frequente, ed è così chiamata perché il primo processo infettivo che si evidenzia è quello che ha colpito l’unità tubo-ovarica e la secondaria che è un processo infettivo che si estende a partire da un infezione già esistente come per esempio la malattia infiammatoria pelvica dovuta a perforazione di un diverticolo intestinale.
I fattori di rischio della malattia infiammatoria pelvica sono rappresentati dall’età, dallo stato coniugale, dallo stato socio economico e dalla razza.

Si è visto, che nelle ragazze adolescenti è più frequente l’ectopia cervicale che predispone ad infezione da Chlamydia e gonococco ed inoltre hanno la tendenza ad avere comportamenti sessuali a rischio; le donne non coniugate sono più a rischio perché hanno comportamenti sessuali più liberi; le fasce socio-economiche più basse contraggono più facilmente malattie sessualmente trasmissibili e hanno una minor possibilità di assistenza medica e nelle donne di razza nera c’è una maggior predisposizione a questa patologia ( circa il doppio ) per motivi non ancora ben chiari.
Altri fattori di rischio sono la pratica di rapporti sessuali durante il periodo mestruale, pratica di sesso orale ed anale, il mancato uso di contraccettivi, l’utilizzo di dispositivi intrauterini, eccessivi lavaggi vaginali e molto importanti sono le malattie sessualmente trasmissibili.

Sintomi clinici

Uno dei sintomi più frequenti è il dolore che in genere è sordo ed esteso alla parte inferiore dell’addome; caratteristiche sono la dolorabilità uterina, annessiale e dolorabilità della cervice uterina agli spostamenti.
Nei casi di interessamento della tuba uterina nel 40% delle pazienti può essere presente febbre con brividi e scolo vaginale giallastro omogeneo, nel 15-20% delle pazienti si possono anche avere sintomi urinari come bruciore alla minzione e il continuo bisogno di mingere ( pollachiuria ).
Nei casi molto gravi dove vi è interessamento peritoneale possiamo avere anche nausea e vomito.
A seguito di malattia infiammatoria pelvica si possono avere delle complicanze quali: infertilità, gravidanza ectopica e dolore pelvico cronico.

Diagnosi

Si basa sul riscontro dei sintomi clinici ( dolorabilità uterina/annessiale, dolorabilità cervicale allo spostamento ), criteri addizionali ( temperatura orale maggiore di 38,7 ° C, secrezioni muco purulente, presenza di leucociti nelle secrezioni vaginali, VES elevata, PCR elevata, accertamento di infezione da N. gonorrhoeae o C. trachomatis ), criteri specifici ( segni di endometrite nella biopsia endometriale, reperti ecografici o alla risonanza magnetica di tube ispessite, piene di fluido con o senza versamento pelvico o complesso tubo ovarico, quadro laparoscopico compatibile con malattia infiammatoria pelvica ).

Terapia

Le pazienti, a seconda della gravità della patologia possono essere anche ospedalizzate, come per esempio nei casi in cui si debba intervenire chirurgicamente, in corso di gravidanza, se non c’è risposta alla terapia orale, in presenza di grave sintomatologia e a seguito di un ascesso tubo-ovarico.
La terapia può essere: parenterale e orale.
Un esempio di terapia orale consiste nella somministrazione di 400 mg di Ofloxacina per via orale, ogni 12 ore per 14 giorni o 500 mg di Levofloxacin per via orale ogni 24 ore per 14 giorni, con o senza Metronidazolo alla dose di 500 mg per via orale, ogni 12 ore per 14 giorni.

Un esempio di terapia parenterale nelle pazienti ospedalizzate potrebbe essere: Cefotetan alla dose di 2g, endovena, ogni 12 ore o 2g di Cefoxitina, endovena, ogni 6 ore più Doxiciclina 100 mg, endovena, ogni 12 ore, seguiti da Doxociclina 100 mg per via orale, ogni 12 ore per 14 giorni. La prevenzione della malattia infiammatoria pelvica può essere primaria, secondaria o terziaria.
La prevenzione primaria consiste nell’evitare l’esposizione ad agenti eziologici delle malattie sessualmente trasmissibili; quindi sarebbe buona norma ritardare l’inizio dell’attività sessuale fino ad almeno 2-3 anni dal menarca, limitare il numero di partner sessuali ed evitare rapporti sessuali occasionali non protetti.
La prevenzione secondaria comprende la limitazione della diffusione dell’infezione dalle basse alle alte vie genitali e evitare di contagiare altri soggetti .
La prevenzione terziaria riguarda la prevenzione delle complicanze ( infertilità e dolore cronico ) impedendo l’instaurarsi del danno tubo-pelvico; molto importante è la tempestività del trattamento antibiotico. ( Xagena2010 )



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